giovedì 8 dicembre 2011

Ci siamo !

E' finalmente online il sito: www.cletusproduction.it"La prima antologia del calcio astrale" è in distribuzione lì.

L'aria artigianale non ci abbandona, (si stiamo ancora lavorando, e questo si può dire è il bello: alludo a piccoli aggiustamenti di formattazione, ma il bello dell'editoria digitale è proprio questo: puoi continuamente rieditare, migliorando, senza incorrere in alcun guaio).

In merito al "perchè Cletus Production ?"...si invita a leggere questo pezzo di Ezio Tarantino (co-autore dell'Antologia) che integralmente riportiamo qui sotto:

Perché la Cletus Production.

Occhio alle differenze.
Cosa significa oggi pubblicare un e-book? (potremmo anche dire: produrre un e-book)
Che differenze ci sono fra pubblicare un e-book senza passare dal Via (senza cioè bussare alle porte degli editori “ufficiali”), e auto pubblicarsi un libro su ilmiolibro.it, o su Lulu.com?
Quello della pubblicazione svincolata dallo stretto passaggio del Giudizio Feroce di Editor Distratti o in Malafede è un tema molto caldo nel mondo delle lettere, non soltanto patrie. Quali sono i rischi che si corrono nell’incrementare a dismisura, senza controlli preventivi, il già saturo mercatino della letteratura? Che bisogno c’è di scrittori che si autoproclamano tali, aiutati in questo da pubblicità quantomeno incaute, se non ingannevoli (lo hai scritto? Va pubblicato! E chi lo dice?!), e soprattutto quale lettore infaticabile troverà il tempo di dedicare qualche ora della sua vita a leggere diari, memorie, elucubrazioni autoreferenziali su cui nessuno ha speso una parola per garantirne il diritto di esistenza in vita?

Eppure non si può, d’altra parte, negare che la rivoluzione digitale, con il corollario di questa anarchica disintermediazione, costituisca l’evento forse più interessante, nella prospettiva di un ricambio di metodi, contenuti, diffusione, economie di scala, degli ultimi decenni.
Spesso si confonde l’e-book con un prodotto di qualità inferiore. Un libro è un libro. Produrre un e-book, invece, non costa nulla, o quasi, chiunque può farlo. E se non c’è costo non c’è valore.
Le stesse case editrici alimentano con le loro iniziative l’equivoco. Come se non credessero nello strumento, e avessero deciso, in modo autolesionistico di relativizzarlo. “Il self-publishing, l’autopubblicazione, è un elemento fondamentale, imprescindibile per gli editori. Un tempo pubblicarsi da solo un libro, pagando di tasca propria, era una cosa da poveretti, roba un po’ triste. Oggi è fondamentale. Ma non basta fare un sito con su scritto: ‘Autopubblicatevi!’. Bisogna costruire modi diversi di self-publishing e noi li stiamo studiando. ... Nel prossimo futuro, un editore che non sarà coinvolto nel self-publishing non avrà autori […] Il punto è creare una comunità di lettori/scrittori che definisca un sistema di rating stabilendo ciò che vale.” A dirlo non è uno qualsiasi, ma Roberto Cavallero, direttore generale libri Trade del gruppo Mondadori (da qui: http://www.minimaetmoralia.it/?p=5566). Dunque: e-book come sbocco naturale del self-publishing. Più o meno selezionato.
Il Gruppo GEMS(Gruppo Editoriale Mauri Spagnol: http://www.maurispagnol.it) è già alla seconda edizione del concorso Io Scrittore, che premia lo spontaneismo, sia lato scrittore che lato fruitore (tutti sono autori e lettori nello stesso tempo e alla fine si vince la pubblicazione su carta e/o in e-book). Dietro ilmiolibro.it c’è Feltrinelli. E intanto, ovviamente, si mettono in vendita le versioni elettroniche dei libri, ma lentamente, sembra quasi che gli editori questo lo facciano controvoglia. La paura di diminuire le vendite, l’ossessione pavloviana della pirateria, la scarsa dimestichezza con piattaforme, gestione complicata dei diritti digitali... in un settore che avrebbe bisogno di volare alto e avere prospettive inedite, questi sono tutti elementi che tirano il freno a mano.
Ma intanto anche in Italia arriva il Kindle, a 99 euro. L’Ipad e i suoi fratelli si affermano sempre di più. I lettori sembrano molto più avanti di coloro che li dovrebbero accompagnare, o precedere verso il futuro. E invece assistiamo a un paradosso tutto italiano: in quale settore produttivo chi produce insegue il cliente? Nei settori assistiti, omologati, protetti, monopolistici. Il produttore invece annusa il terreno come uno scout indiano, induce il bisogno, non lo asseconda, e se lo fa, finge. Invece il lettore è molto più avanti degli editori, e non ha paura della novità. Serve coraggio.
Cosa fa la differenza? si diceva all’inizio. Il coraggio, appunto. La selezione. Di sicuro la qualità (ma quella si misura alla fine, non può essere una promessa). E ancora: la scommessa su un progetto; la condivisione di un orizzonte, evitando l’isolamento. E infine: la professionalità, la scelta di essere un attore del mercato editoriale (e quindi scansare la facile strada della gratuità) e non un outsider che non ha nulla da guadagnare e nulla da perdere.
Insomma, garantire al lettore di avere davanti agli occhi un prodotto vero, su cui si è investito, che ha chiamato intorno a sé intelligenze e passioni. Self-publishing, insomma, come editoria libera, ma vera.

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